Le prime fasi dell’allattamento
Si dice spesso che l’allattamento è un fatto “naturale”: da un certo punto di vista è sicuramente vero, ma allo stesso tempo questo non significa
che debba essere qualcosa che avviene spontaneamente e senza alcun problema.
La realtà è che non sempre è una situazione agevole, specialmente all’inizio. Nella grande maggioranza dei casi, le neo-mamme hanno avuto poche occasioni di osservare altre coppie mamma-bambino in allattamento o di ricevere informazioni corrette da parte delle loro madri (che spesso, per ragioni generazionali, non hanno allattato al seno). Così, basta un attacco non corretto del piccolo alla mammella per provocare disturbi anche dolorosi, come ragadi e ingorghi. Inoltre, non per tutte le mamme è facile adattarsi ai ritmi dell’allattamento.
La prima cosa da fare per affrontare queste eventuali difficoltà (che comunque possono benissimo non presentarsi) è arrivare preparate e informate sull’argomento. Come? Leggendo, frequentando un corso di accompagnamento alla nascita, in cui si affronti l’argomento, partecipando alle riunioni organizzate da associazioni e gruppi di auto-aiuto che si occupano di allattamento. Sapere che è assolutamente normale che nelle prime settimane di vita un bambino richieda di essere allattato molte volte, anche una dozzina, può attenuare lo shock!
D’altra parte, bisogna sapere – come sostengono diversi specialisti del settore – che i primi giorni e le prime settimane di vita sono fondamentali per regolare l’allattamento.
Cercare di imporre degli orari fissi a un bambino in queste fasi può essere controproducente, perché queste poppate prefissate potrebbero non essere sufficienti per il fabbisogno del bambino (che potrebbe non crescere in modo adeguato) o potrebbero non essere efficaci, perché lo si costringe ad attaccarsi in un momento in cui non ha fame, e dunque popperà malvolentieri.
La conseguenza sarà una riduzione nella produzione di latte.
Infatti, la richiesta di poppare da parte di un bambino non risponde solo allo stimolo della fame, ma anche alla necessità di soddisfare i bisogni di contatto e conforto.
Allattamento: com’è un attacco adeguato del bambino al seno?
Bisogna partire dal presupposto che nell’attacco corretto del bambino al seno il protagonista non è tanto il capezzolo quanto il mento.
È il mento del bambino che deve arrivare per primo a toccare il seno, affondando nella parte inferiore dell’areola.
La mamma lo può accompagnare delicatamente in questo avvicinamento, possibilmente senza toccargli la testa, perché il bambino tende di suo ad inclinarla all’indietro proprio per arrivare ad appoggiare il mento.
Il passaggio successivo è accompagnare il bambino da sotto a sopra, con il labbro superiore che deve essere un pochino estroflesso per chiudere il capezzolo in una zona profonda, al confine tra il palato duro e il palato morbido del bambino. Con questo attacco così profondo, non si creano abrasioni o ragadi ai capezzoli della mamma.