Quando si torna a casa, dopo il parto…

 

Quando si torna a casa, dopo il parto

Dopo i nove mesi d’attesa, le straordinarie emozioni del parto, il tempo sospeso dei primi giorni in ospedale, è finalmente arrivata l’ora di tornare a casa con il proprio bambino.
Anche questo è un momento di grande emozione, immaginato – e a volte temuto – a lungo e spesso preparato con molto anticipo (la scelta degli abitini per il “primo viaggio”, ma anche l’organizzazione della cameretta ed eventuali “programmi” per le visite).
Cosa è normale aspettarsi? e quali suggerimenti si possono dare su come organizzarsi al meglio per l’inizio della nuova vita insieme al bebè?
Quando il bambino nasce in ospedale in genere il ritorno a casa avviene in auto. Anche se si tratta di un viaggio breve, bisogna organizzarsi in modo confortevole e sicuro. Il dispositivo adatto e conforme per i viaggi del neonato è l’ovetto, che va posizionato in direzione opposta al senso di marcia e possibilmente sul sedile posteriore, dietro il guidatore.
Per il suo primo viaggio, il bebè va vestito in modo adeguato, né troppo poco né troppo, perché altrimenti le cinture possono funzionare male.

 

Di cosa ha bisogno il neonato

Spesso il “corredo” per il neonato – parliamo di indumenti ma anche di oggetti come carrozzine, passeggini, fasciatoi e simili – viene organizzato molto prima del suo arrivo, ma nei primi giorni serve veramente molto poco.
Al bambino appena entrato nella sua nuova casa servono soprattutto la mamma e il papà. Certo, è importante organizzarsi uno spazio adeguato per prendersi cura di lui in sicurezza, ma una serie di oggetti possono essere acquistati con calma anche nelle settimane successive, quando ci si è resi effettivamente conto di cosa può servire davvero.

Tutto a portata di mano per il cambio

Per il momento del cambio, per esempio, l’ideale è avere tutto a portata di mano in un ambiente che garantisca comodità e sicurezza. Per qualcuno questo può significare il classico mobile fasciatoio, per altri l’organizzazione di un “angolo del cambio”, in bagno o in un’altra stanza se in bagno non c’è posto.
Per esempio, si può attrezzare la superficie di una cassettiera con un materassino imbottito idrorepellente o con qualche asciugamano ripiegato, oppure appoggiare il bambino sul lettone di mamma e papà oppure, come accennato, si possono utilizzare mobiletti appositamente predisposti, come ad esempio i moderni bagnetti, che sono forniti anche del piano fasciatoio, o i comò, dotati anch’essi di appositi piani imbottiti.
L’importante, in questi casi, è che sia sempre tutto a portata di mano, su una mensola adiacente o su un carrellino, in modo che mamma o papà non si debbano spostare per andare a prendere qualcosa, lasciando il piccolo incustodito e a rischio di caduta.
La lista dell’occorrente è semplice: Pannolini, body, tutine o altri vestitini per il cambio, salviette (ma l’ideale, in casa, è lavare con acqua corrente), crema per un eventuale sederino arrossato. Naturalmente la temperatura dell’ambiente deve essere adeguata: se la stanza è fredda, si può usare una stufetta elettrica per riscaldarla un po’ prima del cambio.

La cura del cordone ombelicale ed il bagnetto

Nei primi giorni a casa probabilmente il bambino avrà ancora il suo moncone di cordone ombelicale. Ancora oggi, ogni ospedale ha la sua “ricetta” per la cura del
cordone, ma in realtà la tendenza attuale è di toccarlo il meno possibile. Dunque niente medicazione e neppure niente garzine: lo si lascia scoperto perché si è capito che così cade prima e senza complicazioni. L’unica indicazione è quella di risvoltare il bordo del pannolino verso il basso in modo che non possa dare fastidio.
Se serve, per esempio perché il bambino si è sporcato molto, lo si può anche bagnare. Basta che sia un’immersione veloce e non un bagno di un quarto d’ora, che del resto con un bambino così piccolo non ha molta ragione d’essere.

ll bebè piange, che cosa si può fare?

La prima cosa da fare è non preoccuparsi, perché il pianto del neonato è assolutamente normale.

Il pianto è l’unico modo che i bambini appena nati e nelle  prime settimane

di vita conoscono per comunicarci qualcosa, che non è solo la fame, il freddo o il mal di pancia, ma anche la mancanza di soddisfazione di un bisogno primario (si ricorda che questi bisogni sono tre e cioè protezione, conforto e contatto fisico) o l’espressione di un’emozione.

L’atteggiamento mentale con cui bisognerebbe porsi di fronte a questo tentativo di comunicazione non è tanto quello di risoluzione immediata del problema – è impensabile avere sempre la soluzione pronta in tasca e rimarranno sempre dei momenti in cui non si riuscirà comunque a capire bene perché il bambino piange – quanto quella di apertura al dialogo. Si tratta semplicemente di prestare attenzione, attivarsi come per dire al bambino guarda che sono qui con te, per te, capisco che c’è qualcosa che non va, vediamo insieme che cosa possiamo fare. A volte la soluzione potrà essere il cambio del pannolino, altre volte una passeggiata in braccio, “cuore a cuore”, altre ancora – per chi allatta al seno – una poppata (per soddisfare il bisogno di cibo o quello di conforto e contatto).

Passeggino, carrozzina, o …

Fino a qualche anno fa erano i famosi trio – sistemi modulari composti da ovetto auto, passeggino e carrozzina – ad andare per la maggiore, mentre da qualche anno a questa parte si sono affacciati sul mercato anche sistemi trasformabili in cui la carrozzina diventa ovetto o passeggino (o viceversa).

La scelta è molto soggettiva, dipende dalle abitudini e dalle esigenze della famiglia ed anche dai gusti personali. Nell’attualità, sul mercato è disponibile un’ampia gamma di prodotti che tendono a soddisfare le preferenze dei genitori, sempre più informati sulle tendenze di moda, nonché attenti alla cura del design e dei particolari di produzione.